La differenza tra le cosiddette calze riposanti o di supporto e calze terapeutiche è veramente importante!

Già a livello produttivo si differenziano per il sistema di confezionamento del filato: la calza riposante è genericamente confezionata con un unico filato intrecciato su se stesso (l’ordito) mentre la calza terapeutica è composta da due differenti filati (ordito e trama). La trama è responsabile della trasmissione controllata e misurabile della compressione. Le calze terapeutiche inoltre vengono realizzate in base a precisi parametri di misura rispetto all’anatomia ed alla compressione che dovrà trasmettere.

Come scegliere la taglia corretta?

La scelta stessa della taglia è differente. Nel caso della calza a compressione graduata riposante usualmente la taglia viene scelta in base a peso e altezza della persona, mentre nel caso della calza terapeutica è fondamentale la misurazione di lunghezza e diametri dell’arto da trattare. È fondamentale infatti che le misure della calza elastica si adattino al meglio all’arto in quanto altrimenti non riuscirebbero a trasmettere il giusto livello di compressione.

Il Medico dà indicazione a una calza terapeutica (ma vale anche per i bracciali per l’arto superiore) in base al livello di insufficienza venosa o linfatica, alla presenza di lesioni della pelle che dimostrino una evoluzione non favorevole della malattia, al coinvolgimento di vasi più o meno profondi. In pratica, in caso di situazioni non complicate, si usano compressioni minori, altrimenti si deve aumentare il livello di pressione necessario a curare o comunque non far evolvere ulteriormente il quadro clinico.

La scelta della taglia della calza elastica in questo caso è fondamentale. Immaginiamo di avere a che fare con una persona che necessita di una 2° con compressione alla caviglia di 18 mm di mercurio. Se indossasse una calza di 3°, più grande, la compressione trasmessa non sarebbe adeguata perché più bassa del necessario, quindi probabilmente inutile. Se all’opposto indossasse una 1° la pressione sarebbe probabilmente eccessiva e potenzialmente pericolosa per la possibilità di comparsa di lesione della pelle da iperpressione.

Per quanto riguarda l’indossabilità si deve tenere presente che normalmente tanto più una calza deve comprimere tanto più usualmente risulta rigida e quindi meno facilmente indossabile. Del resto, soprattutto in casi di malattie che colpiscono i vasi profondi o che presentano segni di evoluzione non favorevole, la scelta di compressioni elevate è necessaria.

Anche in questo caso è lo specialista che deve considerare questa variabile nella prescrizione. Prima di tutto deve impiegare del tempo a motivare la necessità di una terapia così importante. Deve poi considerare se la persona sia in grado di indossare da sola la calza elastica prescritta: qualcuno la può aiutare a indossarla ma anche a toglierla? E in caso di impossibilità considerare se sia utile prescrivere una sottocalza che faciliti lo scorrimento, la prescrizione di due calze sovrapposte di pressione minore, la prescrizione di una calza con cerniera, l’uso di un indossatore che faciliti l’operazione…

La terapia compressiva funziona se la si usa, acquistare una calza terapeutica e lasciarla in un cassetto non serve proprio a nulla!