L’Italia è stata la prima nazione ad emettere, già nel 2000, le prime linee-guida sulla terapia compressiva. Anche storicamente, già gli egizi usavano fasciare le gambe dei “pazienti” con ulcere. La compressione infatti si è affermata nel tempo come terapia estremamente efficace per il trattamento delle malattie del sistema venoso e linfatico.

Nei fatti l’applicazione di un mezzo esterno che esercita una pressione sull’arto malato è in grado di:

  • ridurre il diametro dei vasi venosi superficiali ripristinando la continenza della valvole (se ancora presenti e non danneggiate definitivamente);
  • accelerare il flusso di sangue;
  • ridurre la stasi, quindi l’edema, e l’accumulo di acqua e di sostanze tra le cellule.

E’ ben noto che il sistema venoso, coadiuvato dai vasi linfatici, riconduce al cuore il sangue refluo dai tessuti. 

Ogni qualvolta lo scorrimento del sangue venoso rallenta o è ostacolato, si verifica uno stato di carenza di ossigeno. Tale problematica non è dovuta al fatto che il sangue non arriva, ma è determinata dal fatto che il sangue non riesce a scorrere come dovrebbe a causa di una sorta di “ingorgo di traffico”. Abbiamo già parlato del delicato equilibrio di rapporti tra pressioni di varia origine ed entità che determinano gli scambi tra cellule, sangue e spazio dell’interstizio. Il rallentamento del flusso sanguigno altera questo equilibrio e l’edema ne è la conseguenza: questo impedisce un buon afflusso di sangue “fresco” e i tessuti (l’insieme delle cellule) vanno in sofferenza… in un circolo vizioso che tende ad automantenersi.

Mezzi di Compressione: Bende e Calze a Compressione Graduata. Le Differenze

I materiali utilizzati per la compressione sono le bende, elastiche e non elastiche, e le calze elastiche. 

La più importante differenza tra i vari tipi di bende è rappresentata dalla possibilità di  allungamento. 

Sulla base del loro allungamento rispetto alle dimensioni iniziali è infatti possibile distinguere: 

  • bende ad estensibilità corta (<70%)
  • bende ad estensibilità media (tra il 70 e il 140%)
  • bende ad estensibilità lunga (>140%).

Le bende ad estensibilità corta creano una sorta di “muro” attorno all’arto da trattare contrastando il lavoro muscolare. Quando sono indossate impediscono ai muscoli di allargarsi verso l’esterno, per esempio durante la deambulazione, facendo si che questi scarichino la loro forza verso i tessuti e i muscoli profondi; le vene in essi contenute, ottenendo di conseguenza un importante effetto di spremitura del circolo, riducono di molto la pressione interstiziale. A riposo invece la pressione esercitata è minima. Al contrario le bende e le calze elastiche, adattandosi parzialmente ai movimenti muscolari esercitano più moderate pressioni durante il cammino ma ben più elevate  pressioni a riposo. La pressione sul sistema è quindi continua.

Ne consegue che i bendaggi rigidi o poco estensibili, possono essere applicati e mantenuti in sede costantemente durante le 24 ore, al contrario i bendaggi estensibili oltre il 70% e le calze elastiche devono essere di solito rimossi di notte, perché non tollerati a letto. Per entrambi invece è fondamentale che il paziente cammini il più possibile per ottenere il maggior beneficio! 

Calze a Compressione Graduata cosa sono: tipi e modalità di compressione

Le calze elastiche si distinguono tra preventive e terapeutiche. Sono prodotte in diverse taglie con procedure standard, a volte se necessario su misura, ed in vari modelli in base alla lunghezza: gambaletto, calza a mezza coscia, calza alla coscia, monocollant, collant.  A questa tipologia di calze a compressione vanno aggiunti anche i bracciali indicati per gli arti superiori. 

Quando la compressione esercitata alla caviglia è al di sotto dei 18 mm di mercurio (mmHg), il tutore è detto “preventivo o riposante”. Quando la compressione supera i 18 mmHg, il tutore è detto “terapeutico”. I metodi costruttivi sono molto sofisticati e garantiscono una compressione definita e graduata, che è decrescente dal basso verso l’alto. Offrono una compressione del 100% alla caviglia, del 70% al polpaccio e del 40% circa all’altezza della coscia. Sulla base della compressione esercitata alla caviglia ed espressa in mm di Hg i tutori terapeutici vengono raggruppati in 4 classi. I livelli di compressione non sono identici nei vari paesi, in Italia si è maggiormente affermata la normativa tedesca RAL GZ 387 che propone queste quattro classi di compressione:

Classe Compressione in mm di Hg

    1a 18,7 - 21,7

    2a 25,5 - 32,5

    3a 36,7 - 46,5

    4a   >58,5

E’ molto importante tenere presente che la compressione viene esercitata correttamente se la calza è della taglia giusta per il paziente. Tutti i produttori corredano i loro prodotti con tabelle di vestibilità proporzionali alle misure dei diametri e di lunghezza degli arti, fondamentali per la scelta della taglia e quindi del “livello” di terapia.

Ben differenti sono le calze classificate secondo l’unità di misura dei “denari”.

I denari (o DEN) rappresentano il peso di 9000 metri del filato con cui quelle calze sono prodotte (70 DEN= 70 grammi). Non vi è alcuna relazione tra “DEN” e compressione trasmessa!

Norme di costruzione

La normativa RAL-GZ 387 tedesca impone norme di costruzione piuttosto restrittive che si possono riassumere in:

  1. una tabella per la corretta distribuzione della compressione nelle varie classi;
  2. un capitolato che specifica come deve essere costruito il tutore elastico dove sono dettate specifiche modalità di esecuzione per quanto riguarda le cuciture, i bordi, il tallone, ecc.;
  3. una tabella che stabilisce le quattro classi di compressione in cui rientrano tutti i tutori 

Sono inoltre riportati i materiali utilizzabili con precisi limiti rispetto alla scelta del filato, in maniera da ottenere un prodotto dalla necessaria robustezza con proprietà costanti nel tempo; una apposita sezione riguarda infine le modalità per i test di controllo cui i tutori elastici devono essere obbligatoriamente e periodicamente sottoposti.

Norme simili sono adottate in Francia, in Inghilterra ed in altri paesi ma con compressioni diverse nelle quattro classi già descritte.

Calze a compressione graduata: a cosa servono

La compressione elastica - ora focalizzeremo la nostra attenzione sulle sole calze - trova indicazione nel trattamento, quasi mai da sola ma costantemente associata a farmaci, di malattie acute come le cosiddette “flebiti” di vene superficiali, nelle trombosi di vene profonde e nella prevenzione della loro insorgenza in tutte le situazioni predisponenti.

Molti ricorderanno di aver indossato calze “antitromboemboliche” di solito bianche, in occasione di interventi chirurgici e di ricoveri per malattie di una certa rilevanza.

Nel caso delle flebiti la compressione riduce l’infiammazione e contrasta la progressione della malattia.

Nel caso delle trombosi profonde al contrario costringe il sangue sano ad attraversare le vene malate accelerando lo scioglimento del trombo che le ha ostruite. Questa azione inoltre riduce le possibilità di danno irreversibile delle valvole, causa della cosiddetta sindrome post-trombotica, in cui l’ipertensione venosa che si verifica è estremamente grave e di difficilissima gestione.

Nel caso della IVC, in presenza di  sintomi di lieve insufficienza venosa di tipo funzionale e di teleangiectasie e piccole varici sottocutanee non vi è indicazione ad un trattamento con calze di 18 mmHg che potrebbero risultare anche eccessive. Negli ultimi anni si è però diffuso il ricorso a calze confezionate secondo le norme emesse dal Sistema sanitario Francese (ASQUAL) che prevedono comunque caratteristiche costruttive e di decrescenza molto simili ma pressioni alla caviglia di circa 10-15 mm di mercurio. Tra l’altro sono spesso prodotte in vari colori e con motivi ornamentali che le rendono quasi indistinguibili da calze “moda” e molto apprezzate dalle Pazienti.

La compressione è invece da considerarsi fondamentale quando il portatore di vene varicose presenta i problemi microcircolatori sopradescritti, poiché aiuta a contrastare l’evoluzione del quadro, altrimenti inevitabile. In questi casi è raccomandata una compressione superiore ai 18 mmHg.

La presenza di edema evidente rappresenta una sfida non indifferente per il Medico: le cause di edema degli arti inferiori sono almeno 30 differenti! E tra queste l’edema venoso non è tra i più frequenti. Una volta fatta un’attenta diagnosi differenziale il livello di compressione indicato dovrà essere commisurato al livello di malattia venosa del singolo Paziente.

Quando invece si è di fronte ad una situazione conclamata di malattia che abbia già dato evidenza di segni avanzati di sofferenza dei tessuti (Pigmentazione brunastra della pelle, Eczema Venoso, Ipodermite, Ulcera Cicatrizzata)  l’uso della compressione non solo è raccomandato ma anche i livelli di compressione devono aumentare decisamente: 30 – 40 mmHg alla caviglia, con le conseguenti importanti difficoltà ad indossare i tutori, altro dato da considerare nella prescrizione!

L’ulcera venosa attiva è invece il classico esempio nel quale la compressione è usualmente prima non elastica mediante fasciature rigide, per ottenere il massimo effetto sui tessuti e sull’edema, sempre presente, per poi passare ad un mantenimento con calze, anche in questo caso di elevato valore di compressione, per ridurre le possibilità di recidiva.

Resta inteso che in tutti i casi descritti, soprattutto nei più gravi, qualora vi sia uno spazio chirurgico, questo deve essere perseguito non appena possibile!

In conclusione: quando usare le calze a compressione graduata

Che cosa è quindi la compressione? Sicuramente un atto terapeutico serio e mirato di tipo medico. La prescrizione deve essere consapevole e possibilmente dello specialista. L’indicazione e la scelta della taglia non devono essere lasciate al caso, la misura della compressione deve essere graduata in millimetri di mercurio ed è opportuno che la scelta del tutore elastico venga operata nell’ambito di prodotti che siano stati sottoposti ad un controllo di qualità da parte delle Istituzioni preposte quali la GGG-RAL o la ASQUAL, in attesa che in Italia si realizzi una Istituzione similare.