Dottore, ho i capillari!

Nella mia attività non infrequentemente mi sono ritrovato ad affrontare casi inviati con “varici” o “insufficienza venosa cronica” che invece presentavano solo minime dilatazioni di vasellini presenti subito sotto la pelle.

Nelle sue prime fasi, per fortuna non necessariamente destinate ad evolvere nel tempo, il quadro clinico dell'insufficienza venosa è sicuramente minore e privo di valenza patologica reale.

Ma entriamo più nel dettaglio e cerchiamo di capire cosa sono le vene varicose e perché si presentano con la rottura dei capillari delle gambe, come appunto vengono definite comunemente. Se vogliamo seguire i dettami della letteratura e delle linee-guida ci dobbiamo necessariamente rifare alla cosiddetta classificazione “CEAP”. Praticamente per quasi tutte le manifestazioni di malattia sono state nel tempo elaborate delle scale che aiutano il Medico a incasellare la situazione del Paziente in esame ad un determinato livello dell'evoluzione della patologia o, se vogliamo, della sua gravità.

La classificazione “CEAP”, piuttosto complessa, è da tempo in uso per dare un ordine e valutare nel tempo l’evoluzione o la stazionarietà della malattia venosa.

CEAP è il risultato di un acronimo dove C rappresenta la Clinica, cioè l’aspetto della malattia, E la sua causa (“Eziologia” in termine tecnico), A l’interessamento Anatomico (quali vene sono interessate e dove), P la Patofisiologia cioè le conseguenze sulla loro funzionalità. La parte C a sua volta si suddivide in sei livelli di espressione clinica della malattia venosa - da 0, insufficienza funzionale, a 6, ulcera venosa. Nell’articolo di oggi faremo proprio riferimento a tale classificazione per parlare di tale problematica.

Nelle sue due prime parti la CEAP descrive due situazioni molto frequenti:

0 = sintomi di insufficienza venosa senza segni clinici evidenti

1 = presenza di teleangectasie e vene reticolari

Dal 2 (varici) in poi il quadro diviene più complesso e può evolvere in “malattia venosa cronica”, argomento già affrontato in molti altri nostri articoli e che non approfondiremo in questo 

Teleangectasie o capillari rotti gambe: cosa sono e quali sono le cause

Le teleangectasie e le vene reticolari sono proprio quelle che normalmente vengono definite come “capillari”: ovvero piccole venuzze, sottili, ramificate, di colore rosso se molto fini, blu se un po’ più spesse, spesso più evidenti sulle cosce e nelle regioni attorno ai malleoli. Le vene reticolari sono venule di diametro maggiore, dai 3 ai 5 millimetri, visibili nel sottocute e che non sporgono sulla superficie della pelle, spesso più diffuse delle teleangectasie. Entrambe però sono molto frequentemente del tutto asintomatiche e causano attenzioni sostanzialmente estetiche. Più raramente sono accompagnate da sintomi lievi, soprattutto in persone che sono costrette a stare a lungo in piedi.

A seconda del livello di insufficienza venosa che si voglia considerare l’espressione della malattia nella popolazione generale può variare marcatamente. Secondo varie osservazioni, qualora si considerino patologiche anche queste piccole dilatazioni di venule superficiali, che sono spesso accompagnate da sintomi di gambe pesanti, edemi a comparsa serotina o addirittura crampi muscolari notturni, oltre il 50% delle persone potrebbero essere considerate affette da IVC nei paesi sviluppati, mentre la prevalenza delle vene varicose, che si incrementa coll’età, raggiunge il 35-40 % nella popolazione generale anziana. Il sesso femminile, l’ereditarietà, le abitudini sedentarie, l’obesità, il numero di gravidanze, l’attività lavorativa che costringa alla prolungata stazione eretta, sono caratteristiche favorenti la comparsa di sintomi e segni insufficienza venosa, spesso del tutto indipendentemente dalle caratteristiche cliniche del portatore. 

Ma vediamo di descrivere il paziente tipo che soffra di queste due manifestazioni cliniche che possiamo per fortuna definire “minori”

La persona classificabile in CEAP “0” è più spesso una signora che per lavoro od impegni familiari è costretta a stare molto a lungo in piedi, non necessariamente sovrappeso, frequentemente costretta a muoversi poco per mancanza di tempo. Tanti anni fa facemmo una indagine in una fabbrica di macchine per caffè del sud milanese e ci rendemmo conto che molte donne tra lavoro in fabbrica e lavori domestici stavano in piedi sino a 14 ore al giorno senza poter dedicare altro tempo a se stessa! Quali i sintomi? Gambe pesanti, piedi gonfi, crampi notturni, ma sorprendentemente in poche segni clinici evidenti. Forse anche per l’età media non molto elevata di quel gruppo di osservazione.

La persona CEAP “1” non ha caratteristiche molto differenti ma, oltre ai sintomi presenta all’esame clinico le piccole dilatazioni di vene che abbiamo sopra descritto

Vi faccio notare che non ho scritto “paziente” ma “persona”. Chi abbia questi sintomi e segni non deve essere considerato “malato”. Non lo è e non è detto che lo diventerà!

Capillari gambe: come prevenirli

Se vi state domandando come eliminare i capillari delle gambe, ancora una volta è necessario tenere in considerazione la storia, le predisposizioni, le cause e gli interventi che è possibile operare per modificarli. Tenete in considerazione però che solo alcuni sono modificabili, altri no. Tra i fattori che dobbiamo considerare quando vogliamo intervenire sulle vene varicose gambe ci sono sicuramente l’età e la familiarità per malattie venose, mentre tra quelle acquisite sicuramente dovremmo annoverare il sovrappeso, la mancanza di attività fisica e la stazione eretta prolungata, il fumo di sigaretta e nella donna è da considerarsi anche la gravidanza. Quest’ultima può anche essere  l’evento scatenante di una predisposizione ereditaria.

Quindi consigliamo ai nostri cari lettori di stare attenti al peso, di usare le gambe, di evitare di stare fermi a lungo: tutte cose già più volte affermate!

Come si curano le vene varicose 

Sui sintomi sono sicuramente efficaci farmaci - non semplici integratori - che agiscono sulla parete venosa rendendola più tonica, meno permeabile e che favoriscono il ritorno venoso e linfatico: Diosmina-esperidina, oxerutina tra questi. Sempre fondamentale l’idratazione della pelle con creme idratanti applicate regolarmente, non necessariamente costose o mirate. L’applicazione dovrà partire dal piede e man mano risalire anche per ottenere un effetto drenante meccanico.

MAI i diuretici, se non necessari per malattia più serie!

Utili le calze elastiche soprattutto durante il periodo in cui si deve stare a lungo in piedi. Da preferire calze “terapeutiche” a bassa compressione (10 – 15 mmHg alla caviglia, I classe francese), tra l’altro esteticamente più appaganti di quelle con pressioni più elevate tra l’altro non indicate in questi casi. Attente alle calze con compressioni espresse in “denari”. Il denaro è una unità di misura del peso del filato e non è rapportabile alla compressione trasmessa. Teoricamente potrebbero essere ancora utili calze tessute con filati dai 100 DEN in su, ma solo se la conformazione anatomica delle vostre gambe è proporzionata e regolare, altrimenti si rischiano effetti “laccio” assolutamente da evitare. Le calze terapeutiche infatti hanno il vantaggio di dichiarare le tolleranze di diametri (caviglia, polpaccio e coscia) e lunghezze che consentono di scegliere la calza “giusta” per la vostra gamba. Vale sempre il fatto che il gambaletto, se ben fatto e di taglia corretta è più che sufficiente per gli scopi sopradescritti.

Capillari gambe: come eliminarli definitivamente

E se ste vene non le voglio più vedere?

Non esistono farmaci, creme, calze che facciano sparire teleangectasie, vene reticolari e quant’altro! Attente a certe lusinghe televisive, utili soprattutto a chi vende e guadagna!

Nel nostro caso la terapia, se di terapia si vuole parlare, ma è abbastanza scorretto, è estetica, quindi sempre a pagamento salvo che non faccia parte di un intervento maggiore (per esempio dopo varicelectomia).

Scleroterapia con sclerosanti in forma liquida o di schiuma, laser di varie lunghezze d’onda a seconda del diametro e del colore delle teleangectasie sono le tecniche più diffuse, coadiuvate da vari approcci tesi a rendere più sicuro e preciso il trattamento la cui durata sarà proporzionale all’entità del problema (attenzione: le cose fatte in fretta, all’ultimo minuto prima della prova costume o simili, spesso vengono male)

Personalmente consiglio sempre alle persone che giungono alla mia osservazione di mettersi nelle mani di Colleghi esperti e che abbiano “in mano” più metodiche per poter affrontare al meglio ogni aspetto del problema nel singolo caso. Una scleroterapia che esce dal vaso od un laser mal applicato possono risultare in lesioni molto più brutte di quanto si voglia correggere!

Sempre da sottolineare che si tratta di estetica, che non garantisce assolutamente rispetto alla comparsa successiva di altre dilatazioni di piccole vene e che, soprattutto di teleangectasie e di vene reticolari non si muore, non diventano per forza varici, non provocano embolie!

Figura 1: CEAP "0"= assenza di segni clinici di insufficienza venosa

Figura 2: teleangiectasie

Figura 3: quadro misto. in alto teleangiectasie, al centro ed in basso vene reticolari