In molti scritti precedenti si è rimarcata la differenza tra calza terapeutica e calza moda. La prima con compressione graduata, misurata e misurabile in mm di mercurio, la seconda usualmente definita dal numero di denari, solo grossolanamente proporzionale alla compressione realmente trasmessa. Nel caso della calza terapeutica inoltre il limite inferiore di compressione per definirla tale è di 18 mm di Hg  alla caviglia (uniformemente a quanto prescritto dalle regole del sistema sanitario tedesco) valore che in effetti diviene indispensabile solo per livelli di patologia venosa relativamente avanzati a partire dalle varici accompagnate da sintomi suggestivi per insufficienza venosa. Le due cose infatti non sono per forza in stretta relazione essendo possibile la presenza di varici asintomatiche e viceversa la presenza di sintomi senza evidenza di malattia.

La prescrizione della calza terapeutica

Nel caso della calza terapeutica un'ulteriore variabile è la cosiddetta “decrescenza” dal basso verso l’alto della compressione trasmessa, nella presunzione che ciò favorisca il ritorno venoso. Questo presuppone però che la calza vesta impeccabilmente la gamba e che durante la sua confezione vi siano variazioni continue della trazione sul filato al fine di ottenere zone con pressione differente a seconda dell’area anatomica interessata. Infatti il medico, prima di prescrivere una calza terapeutica, una volta scelto il livello di compressione necessario, deve misurare le circonferenza dell’arto, normalmente alla caviglia, al polpaccio ed alla radice della coscia oltre che la sua lunghezza dalla caviglia al ginocchio e dalla caviglia alla radice della coscia. Una volta ottenute le misure queste andranno confrontate con la tabella di vestibilità fornita dal produttore per la scelta della taglia.

Va da sé che una taglia troppo piccola renderà eccessiva la pressione, mentre una troppo grande sarà inefficace. Ma anche alterazioni della forma dell’arto come caviglia troppo sottile rispetto al polpaccio o alla coscia impediranno la scelta di una calza adeguata per quel Paziente, costringendo a volte a ricorrere ad una calza su misura, tra l’altro anche molto più costosa.

Calze moda a compressione, chiamate anche calze a compressione graduata preventive

Una calza “moda”, anche se di elevato numero di denari, è sicuramente molto meno sofisticata. La scelta della taglia avviene di solito comparando peso ed altezza, con tutti i limiti che questo comporta. La compressione alla caviglia è sempre inferiore ai 18 mm di Hg e la riduzione della pressione verso l’alto dipende unicamente da una legge fisica secondo la quale all’aumento della circonferenza corrisponde una diminuzione della pressione. Se per caso al di sopra di un polpaccio consistente, subito sotto al ginocchio, il diametro si riduce, li la pressione aumenta con possibile effetto laccio e/o eccesso di pressione anche fastidioso.

A metà strada troviamo le calze terapeutiche graduate secondo i metodi dettati dal sistema sanitario francese. Queste sono calze confezionate del tutto e per tutto in maniera simile a quelle descritte nella prima parte dell’articolo ma, nel caso della loro I classe, prevedono una compressione alla caviglia, decrescente e nota verso l’alto, che risulta di circa 12-15 mm di Hg. Anche queste calze devono essere prescritte scegliendo la taglia a seconda delle misure della gamba, ma si adattano ai livelli di patologia meno avanzati ma sicuramente molto più diffusi nella popolazione generale. Dovendo inoltre trasmettere pressioni meno elevate possono essere tessute con filati meno pesanti rispetto alle tedesche, quindi mediamente più velate, traspiranti, eleganti, alcune anche con colori e decorazioni accattivanti.

C’è quindi uno spazio in terapia per calze moda e “francesi”?

Sicuramente si! La maggior parte delle persone che soffrono i classici sintomi di insufficienza venosa, pesantezza, lievi edemi serotini, prurito, crampi notturni, calore, non hanno per fortuna segni importanti di malattia venosa cronica se non a volte piccole dilatazioni di venule visibili sulla cute e null’altro. La sintomatologia è sicuramente più evidente in caso di sedentarietà, sovrappeso, lavoro in piedi e in ambienti caldi o comunque nelle stagioni calde. Ed è proprio in questi casi e in queste stagioni che la calza rimane un presidio indispensabile per ridurre i sintomi e contrastare l’evoluzione del quadro, eventualmente in associazione ad una terapia farmacologica mirata e alla cura della pelle, che deve essere sempre ben idratata.

Sarà cura eventualmente del Medico, Curante o Specialista, dare indicazioni in merito. Se si tratta di soli sintomi e di una gamba regolare e priva di sproporzioni, potrebbe anche bastare una calza moda, per lo meno dai 70 denari in su. In caso di sintomi e segni, soprattutto di gonfiore la sera, meglio una calza graduata secondo il sistema francese, scelta però misurando l’arto. L’associazione con farmaci (non integratori!) e prodotti per la cura della pelle sempre raccomandata (attenzione ai gel: danno sollievo momentaneo ma alla lunga seccano la pelle. Meglio docce fredde).

Da ricordare da ultimo che soprattutto in caso di attività lavorativa che costringe a lungo in piedi potrebbero bastare, per l’efficacia sintomatica e terapeutica, anche dei semplici gambaletti, ponendo attenzione a non creare effetti laccio subito sotto il ginocchio. In questo caso le calze terapeutiche danno maggiore garanzia di vestibilità.

Tutte le considerazioni sin qui fatte valgono sia per le signore, di solito più attente, che per gli uomini. Anche per loro sono disponibili in commercio gambaletti “moda” e terapeutici secondo il sistema francese, di vari modelli e colori.